Lavoro alla pari

International Experience - Scambi Culturali Lavoro alla pari


Lavoro alla pari

Lavorare alla pari significa vivere presso una famiglia straniera, aiutando ad accudire i bambini e a sbrigare leggere faccende domestiche in cambio di vitto, alloggio e una piccola retribuzione settemanale (pocketmoney).

L’ Au Pair è una ragazza (in alcuni casi un ragazzo) di età compresa tra i 18 ed i 30 anni, che desidera imparare una lingua, conoscere una nuova cultura, viaggiare e vivere un’intensa esperienza in un Paese straniero, con la possibilità di mantenersi. La figura della ragazza alla pari viene solitamente richiesta per medio-lunghi periodi (9-12 mesi); in alcune nazioni sono anche accettate candidature per il periodo estivo (3-4 mesi).

Le famiglie ospitanti verranno accuratamente selezionate dai nostri collaboratori internazionali, che assicureranno assistenza continua e personalizzata nel loro paese, e la selezione di un corso di lingua che ti permetterà di migliorare ulteriormente le competenze linguistiche.

Il viaggio A/R e l’assicurazione medica obbligatoria sono a carico della candidata, così come il corso facoltativo di lingua.

Lo scorso Novembre ho concluso i miei studi universitari e dopo essermi guardata intorno ho deciso di partire: avere l’opportunità di studiare o lavorare all’estero è da sempre stato il mio sogno.

Così senza pensarci troppo mi sono iscritta a questo programma di scambio, ma non avendo nessuna particolare esperienza coi bambini l’idea mi terrorizzava.

Sally e Steve mi hanno contattata quasi subito e dopo qualche mail, un reciproco scambio di foto e una breve conversazione tramite Skype (un tantino imbarazzante, lo ammetto) hanno deciso che facevo al caso loro.

Il 27 Gennaio sono arrivata a Wadhurst, una modesta cittadina a sud di Londra.

Quel giorno è iniziata la mia avventura. E’ successo tutto molto velocemente e in maniera naturale.

Credo di poter dire con certezza che in meno di una settimana mi sono letteralmente innamorata dei loro due bambini: Emily ha 6 anni mentre il piccolo Henry ne ha 3.

Viviamo insieme da più di 2 mesi ormai e sebbene il “contratto” iniziale prevedesse una permanenza di soli 3 mesi, Sally mi ha chiesto di restare fino a fine estate. Ho accettato senza alcuna esitazione.

Il rapporto con i bambini è fortissimo e quello con i genitori lo è ancor di più: sono alla pari a tutti gli effetti, mi trattano come una figlia e ricevo attenzioni e premure che non mi sarei mai aspettata.

Nel giro di qualche settimana mi sono pienamente ambientata: mezzi di trasporto, amicizie, vita sociale!

Loro infatti mi sono stati molto vicino sotto questo punto di vista, hanno immediatamente capito la situazione di una giovane ragazza all’estero, lontana dalla sua quotidianità e hanno cercato di venire incontro alle mie esigenze: hanno preso contatti con un college nelle vicinanze per permettermi di frequentare un corso di lingua, non tanto perché ne avessi davvero bisogno, quanto per permettermi di fare conoscenza con i miei coetanei; hanno lasciato che frequentassi la palestra della cittadina in cui viviamo: amo lo sport e non appena li ho messi al corrente di questa mia passione mi hanno mostrato il centro sportivo e mi hanno dato l’opportunità di allenarmi regolarmente; mi hanno fornito di una bicicletta con la quale muovermi, girare in campagna (la zona in cui viviamo è semi-rurale, un posto semplicemente meraviglioso) e durante l’estate avrò la possibilità di spostarmi in motorino…

Mi hanno fatto conoscere le loro usanze, la loro cultura, le loro abitudini e ne ho tratto solo vantaggi: ho capito che viaggiare non è solo fotografare monumenti o vedere nuovi paesaggi. È mangiare cibi nuovi e totalmente diversi, è poter contraddire tutti i luoghi comuni che si basano sulle supposizioni, è imparare un nuovo modo di parlare e di gesticolare, è incrociare gli sguardi, è ascoltare nuova musica che ignoravi nel paese in cui sei nato, è scombussolare alla grande i ritmi biologici senza tuttavia dispiacersene, è cercare di trovare una “famiglia” altrove, è un modo per guardare con occhi diversi il tuo paese di origine.

Insomma, si sta rivelando l’esperienza più bella della mia vita e non posso che consigliare a tutti di intraprendere un percorso simile.
In bocca al lupo!

Simona, 22 anni, Aprile 2012